Niko Romito e la Colazione di cultura, ricerca e terra d’Abruzzo

Le Pigne Blu | Tra le montagne d’Abruzzo, in un ex monastero del ‘500, memoria, arte temporanea e ricerca del buono e del bello sono il mantra dei fratelli Niko e Cristiana Romito. In una sala di eleganza sobria e rarefatta inondata di luce, si celebra una Colazione da Collezione® : un’esperienza che unisce silenzio e contenuto, territorio e paesaggio in un unico memorabile risveglio.

Nel cuore dell’Appennino italiano, Casadonna di Niko e Cristiana Romito è destinazione. Uno di quei posti per cui ti metti in viaggio, in auto, perché non c’è altro modo per arrivarci, conficcato com’è tra le montagne d’Abruzzo. Due ore circa da Napoli o da Roma. Il navigatore conduce a Contrada piana Santa Liberata, appena fuori l’abitato di Castel di Sangro, e al grande cancello in ferro che si spalanca sulla tenuta: vigneti curati come un giardino, boschi e montagne a fare da quinta, un viale di pietra e in fondo l’ex monastero bianco che oggi accoglie il ristorante Reale, tre stelle Michelin dal 2014, e dieci camere e suite. Il nucleo più antico risale al Cinquecento e l’attento restauro ha salvaguardato volumi, pietre, tagli architettonici.

Un intervento audace, filologico, ma anche capace di uno sguardo contemporaneo. Il risultato è un luogo dal fascino unico, che appare sospeso nel tempo, avvolto nel silenzio che solo le montagne sanno custodire. Si viene al Casadonna per la cucina di Niko Romito, per la sua maniacale ricerca sul vegetale, ma l’esperienza è fermarsi almeno per una notte, vivere la magia del posto e l’accoglienza attenta e discreta di Cristiana. Le camere sono tutte diverse: pietra, legno e il bianco come colore dominante. La Suite Reale ha un panorama che incanta sul borgo storico di Castel di Sangro e il grande ippocastano della tenuta, la vasca da bagno dal sapore rétro è posta davanti alla finestra che incornicia il tramonto sui monti e invita a rallentare.

Misura è la parola chiave, semplicità e ricerca del bello governano ogni scelta dei fratelli Romito. Le camere, gli spazi comuni, la tavola sono di un’eleganza sobria che non conosce orpelli inutili.

Dormire al Casadonna significa assaporare il tempo lento di una tisana o un distillato davanti al grande camino, tra opere d’arte, libri e fotografie d’autore; riscoprire il silenzio intatto, i colori e la luce del paesaggio che muta con le ore. E significa godersi al mattino un risveglio memorabile.

La prima colazione è servita dalle 8 alle 10 nella sala contigua al grande living: le vetrate inondano lo spazio di luce, il pavimento antico, in grossi blocchi di pietra bianca della Maiella, è un capolavoro.

Tavoli e sedie sono di legno, le care vecchie seggiole di un tempo, quasi ormai dimenticate. La memoria è valore imprescindibile. Ci sono pochi e calibrati elementi d’arredo, un paio di poltroncine e un divano vintage, una lampada di design, piccoli alberi di agrumi e olivo in vaso, alle pareti due neon di Joseph Kosuth. L’arte contemporanea è di casa qui, si riconoscono opere di Spalletti e le belle foto di Mimmo Jodice.

Non c’è un buffet della colazione. Ci si accomoda al tavolo vestito di candida tovaglia e si viene serviti. Arrivano in sequenza le mitiche brioche di Niko – con crema e granella di zucchero e al cioccolato -, la fetta biscottata e il pane con segale e monococco. Ecco il burro di manteca, le confetture – frutta da spalmare, si legge in menu – le creme di nocciola e di cioccolato, lo yogurt bianco da completare con granola e miele di millefiori che è prodotto a Casadonna dove dimorano dieci famiglie di api.

Da bere acqua di mandorla e succhi di frutta in brocca di vetro, su richiesta anche spremuta di agrumi e centrifughe fresche di vegetali e frutta. Il caffè è un Filtrato Illy V60 personal blend “Niko Romito”, l’ Infuso d’orzo tostato Santoleri e la Cioccolata calda Araguani copertura 72%. Una particolare attenzione è dedicata al latte che è disponibile intero vaccino, senza lattosio vaccino, intero di capra, d’avena e di soia. E poi un’ampia scelta di Tè – verde, nero, bianco – e infusi biologici. Piatti di fine porcellane bianca con decoro dorato e posate in silver plated compongono la mise en place, minimale e raffinatissima. Una novità dolce di quest’anno è la Tenerina al limone fatta con farina di mandorle, gluten free. Sul fronte del salato arrivano in tavola formaggi e ricotta di capra e il nuovo Rustico di ricotta di mandorla e spinaci.

La carta delle uova – da galline allevate nel rispetto della salute e del benessere animale – presenta 8 piatti tra omelette, strapazzate e in camicia, tra cui la versione con guanciale croccante servita in coppa martini. Dal menu si possono ordinare anche l’ormai classico Toast di Niko con prosciutto e formaggio, il nuovo con blu di capra e bieta. Siamo in terra di pascoli e casari, i formaggi giocano un ruolo importante e a la cart si può ordinare la selezione di Niko: sono freschi e stagionati di piccoli produttori locali che fanno grande qualità. Ricerca è il mantra. La ricotta in particolare e il Blue di capra sono di Biancometa, giovane azienda di Acquaviva di Isernia di Tommaso Proni che alleva capre – una settantina circa – di razza camosciata delle Alpi su pascoli incontaminati degli altopiani al confine tra Abruzzo e Molise. La robiola stagionata “Crottino” e il camembert di capra “Passione bianca” sono di Rita Bove di Capra Fenice, una minuscola realtà sulle colline della Val Vibrata a confine tra Marche e Abruzzo, a soli venti chilometri dalla costa, dove cinquanta caprette brucano felici. Dai pascoli di montagna di Scanno, quota 1700 metri, arrivano i formaggi da latte ovino, caprino e vaccino, di Gregorio Rotolo, azienda storica la sua, Valle Scannese.

Ogni boccone diventa esplorazione e conoscenza del territorio, allora si assapora la storia e il gusto straordinario del Pecorino di Farindola, prodotto con latte di pecora e caglio suino sul versante orientale del massiccio del Gran Sasso: un formaggio antico, conosciuto già ai tempi di Marziale e Plinio il Vecchio, oggi tutelato da Slow Food. I salumi non sono da meno: c’è il Prosciutto cotto fatto al Casadonna da maialino grigio toscano e alcuni dei migliori prodotti del territorio come il Culatello cuor di Paganica di De Paulis, il Salame Schiacciato, la salsiccia di fegato, la mortadella di Campotosto e la Lonza al Montepulciano di Remo Berardi (Poggio Cancelli Campotosto AQ) che lavora senza alcun tipo di conservante, la Mortadella d’asino dell’azienda agricola Pelini di Castel del Giudice ed ancora la Ventricina Teramana, altro Presidio Slow Food, conservata ancora in vescica di Francesco Di Domenicantonio di Teramo.

La prima colazione al Casadonna richiede tempo e curiosità, non abbiate fretta. È viaggio, rito, sensorialità. La carta breakfast di quest’anno propone un’altra novità ed è la Trota dell’Antica acquacultura Molin di Bucchio di Pratovecchio, non è abruzzese, è vero, ma è una bella storia e un bel progetto che vale il racconto: Andrea Gambassini e Alessandro Volpone sono due ragazzi innamorati della loro terra e dei loro boschi, hanno riqualificato un antichissimo impianto di acquacoltura nei pressi del vecchio Molin Di Bucchio nel Casentino e chiamano per nome quasi ogni singola trota che fanno crescere. A marinarla ci pensa poi Niko nelle cucine del Reale.

 

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